sabato 3 febbraio 2024

LA SCUOLA COME CENTRO DI CULTURA LETTERARIA E DI VITA CIVILE (pedagogia)

 Un primo e importante contributo della cultura umanistica alla storia pedagogica è legato alla nuova concezione e organizzazione della scuola. Le realizzazioni delle scuole e dei collegi avviate tra 15/16 secolo costituirono il punto di riferimento degli educatori dell'Europa moderna. L'umanesimo riconsiderò l'insieme degli insegnamenti impartiti da secoli nelle scuole tradizionali e perseguì il proposito di una scuola e di un'istruzione prevalentemente letteraria attraverso un metodo adeguato e in vista della vita civile. Nel 1416 Poggio Bracciolini scoprì il testo completo dell'Instituttio Oratoiria di Quintiliano.


L'educazione descritta da tale divenne un modello per i membri delle classi superiori. Un motivo di debolezza dell'umanesimo pedagogico fu il suo elitarismo che impedì agli ideali educativi di questo movimento di penetrare nella società, limitandone la diffusione agli strati più elevati e colti. La serietà degli studi e la possibilità di raggiungere livelli di eccellenza sconosciuti alle epoche precedenti impressionò moltissimo i contemporanei e orientò in modo decisivo la riflessione sull'educazione anche nei secoli successivi. Ancor più decisivo fu l'atteggiamento degli intellettuali umanistici di fronte ai loro allievi, rispetto ai quali assunsero volentieri quel carattere di maestri che la classicità aveva attribuito ai grandi filosofi e che gli educatori più grandi ed apprezzati del 400 finirono per riproporre nel consenso quasi unanime dei loro contemporanei. 

La storia delle istituzioni scolastiche tra Medioevo e la modernità può essere letta come il passaggio da un sistema costituito dalle grandi università, attorno alle quali orbitava un apparato complesso e in molti casi oscuro di scuole, a un sistema fondato sull'organizzazione di moderni collegi di carattere residenziale.

venerdì 2 febbraio 2024

PERSEPOLIS (2007)

La storia, un romanzo di formazione, inizia poco prima della rivoluzione iraniana, mostrando attraverso gli occhi di Marjane, che inizialmente ha nove anni, come le speranze di cambiamento della gente furono infrante lentamente quando presero il potere i fondamentalismi islamici, obbligando le donne a coprirsi la testa, riducendo ulteriormente le libertà della popolazione e imprigionando migliaia di persone. La storia si conclude con Marjane, ormai ventiduenne, che espatria.


Marjane è una bambina curiosa, allegra ed energica, educata dai genitori che sono di educazione
cittadina borghese, così come la nonna. Lo zio, proveniente da un gruppo comunista viene liberato dalla prigione, dov'era stato rinchiuso insieme ad altri prigionieri politici per molti anni, e Marjane si avvicina grazie a lui alla politica e agli eventi che sta vivendo il suo Paese. Lo zio le racconta la sua storia, le sue sofferenze e di come abbia combattuto per il trionfo del proletariato, scappando perfino in Unione Sovietica La piccola è affascinata e quindi per lei, mentre in Iran la rivoluzione islamica contro lo scià giorno dopo giorno sta prendendo piede, aumenta il proprio coinvolgimento nella vita politica del Paese.

Quando scoppia la guerra tra Iran e Iraq, di fronte a una società sempre meno laica, i genitori la vogliono proteggere e la mandano all'estero, al liceo francese di Vienna. Marjane però non si adatta bene alla vita europea. Passa di casa in casa, conoscendo la cultura occidentale, frequentando i ritrovi giovanili e vivendo per la prima volta l'amore, che purtroppo finisce presto, lasciandola talmente delusa da farla vagare per Vienna, senza un tetto. A causa del fumo e delle notti trascorse all'aperto, Marjane rischia la vita: dopo essere stata ricoverata in ospedale ed essere guarita, decide di chiamare i suoi genitori in Iran e li informa che presto sarebbe tornata a casa, ma senza che facciano domande sugli anni passati in Austria.

Tornata in Iran si deprime sempre più, perché trova il suo paese in condizioni peggiori di come lo aveva lasciato. Decide di sposarsi, ma la vita coniugale si rivela deludente, così come il ritorno nel Paese nativo. Di fronte all'evoluzione negativa, Marjane chiede il divorzio, lascia Teheran e si trasferisce a Parigi lasciando i genitori e la nonna.


LO SVILUPPO EMOTIVO E SOCIALE DEL BAMBINO (psicologia)

  1.  LO SVILUPPO EMOTIVO

Lo sviluppo emotivo del bambino è un processo complesso che coinvolge una serie di cambiamenti psicologici durante l'infanzia. Le emozioni giocano un ruolo cruciale nel plasmare il comportamento e la personalità del bambino, influenzando la sua capacità di comprendere se stesso e gli altri. Questo processo è influenzato da molteplici fattori, tra cui l'ambiente familiare, le interazioni sociali e le esperienze personali.
Fin dai primi mesi di vita, il bambino inizia a esprimere emozioni attraverso il pianto, il sorriso e altre espressioni facciali. Queste prime manifestazioni emotive sono spesso legate ai bisogni fondamentali, come fame o disagio, e rappresentano il primo passo verso la comprensione e la gestione delle emozioni.
Con il passare del tempo, il bambino sviluppa una gamma più ampia di emozioni e impara a riconoscerle sia in sé stesso che negli altri. Durante la prima infanzia, le emozioni diventano sempre più complesse, e il bambino inizia a sperimentare sentimenti come la felicità, la tristezza, la rabbia e la paura. Questo processo è guidato dalla crescita del cervello e dallo sviluppo delle abilità cognitive, che consentono al bambino di comprendere e interpretare meglio il mondo che lo circonda.
Le interazioni sociali giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo emotivo. Le relazioni con i genitori e i coetanei influenzano la capacità del bambino di stabilire connessioni emotive e di sviluppare l'empatia. Attraverso queste relazioni, il bambino impara modelli di comportamento emotivo e acquisisce le competenze necessarie per gestire le emozioni in modo sano.



2. LO SVILUPPO DI SE'

Lo sviluppo psicologico di un bambino è un processo complesso e multifattoriale che coinvolge molteplici aspetti del suo essere. Dall'infanzia all'adolescenza, il bambino attraversa diverse fasi, ognuna delle quali contribuisce alla formazione del suo carattere psicologico.
Durante i primi anni di vita, il bambino sviluppa una base solida per la sua personalità attraverso l'interazione con l'ambiente e le relazioni significative.
La fase successiva coinvolge lo sviluppo dell'autonomia, evidenziato dalla teoria dello sviluppo psicosociale di Erikson. Durante la fase dell'età prescolare, i bambini iniziano a sviluppare un senso di iniziativa e autonomia attraverso l'esplorazione del proprio ambiente. La gestione di compiti e responsabilità contribuisce alla formazione del carattere, consentendo al bambino di sperimentare il successo e imparare a gestire la frustrazione.
La fase dell'età scolare è cruciale per lo sviluppo dell'identità. Il bambino inizia a confrontarsi con le aspettative sociali, acquisisce nuove competenze e inizia a formare un senso di sé. Le interazioni sociali con coetanei diventano sempre più significative, influenzando la percezione del bambino di sé e degli altri. In questo periodo, l'educazione e il sostegno emotivo giocano un ruolo fondamentale nel plasmare la sicurezza e la fiducia in se stessi.
L'adolescenza è una fase critica caratterizzata da cambiamenti fisici, emotivi e sociali. Durante questo periodo, i giovani affrontano la sfida di definire la propria identità. La ricerca di indipendenza, l'esplorazione di valori personali e l'adozione di un senso di responsabilità contribuiscono allo sviluppo del carattere psicologico.
In tutto il percorso di sviluppo, le influenze genetiche, ambientali e le esperienze personali si intrecciano per modellare la personalità del bambino. L'attenzione, il sostegno emotivo e le opportunità di apprendimento positivo sono fondamentali per favorire uno sviluppo sano e equilibrato. In ultima analisi, la crescita psicologica del bambino è un viaggio dinamico che richiede una combinazione di amore, guida e opportunità per costruire una base solida per il suo carattere unico.

TEMPI MODERNI CHARLE CHAPLIN

 "Tempi moderni" è un film comico del 1936 scritto, diretto e interpretato da Charlie Chaplin. La storia segue il protagonista, interpretato da Chaplin, attraverso una serie di avventure mentre cerca di adattarsi alla vita moderna e industriale. Il film satirizza l'alienazione dei lavoratori nelle fabbriche, la disumanizzazione della produzione di massa e le sfide della tecnologia nell'era moderna. Chaplin utilizza il suo personaggio senza nome per rappresentare la lotta dell'individuo contro le macchine e la frenetica modernità. Nonostante l'assenza di dialoghi, il film è noto per la sua potente satira sociale e la capacità di far ridere mentre affronta questioni serie. Tempi moderni è il primo film a portare sullo schermo in chiave comica le alienazioni della modernità, il conflitto uomo-macchina ed è una critica a quel sogno americano tanto promettente quanto illusorio.



QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO (1976)

Questo film ci parla di Randle McMurphy, il quale sta scontando la sua condanna in carcere e prova a uscire facendosi passare per folle. In ...